GALLERIA DEGLI ARTISTI
Via Nirone, 1 Milano
Dal 14 al 21 Giugno 2017
Apertura della mostra: dal lunedì al sabato dalle 10.00 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00 Domenica chiuso
Inaugurazione 17 Giugno 2017 ore 18.00
Presentazione a cura di Alberto Moioli
Arriva alla Galleria degli Artisti di Milano la nuova mostra personale di Graziano Ferrari. L’esposizione propone un’accurata selezione di opere inedite dell’artista che ha fondato la corrente “divisionismo non proiettivo”.
L’evento espositivo offre dunque una doppia opportunità, quella di incontrare l’autore e osservare le nuove intuizioni artistiche, frutto di una corrente espressiva nuova e particolarmente interessante.
L’operazione creativa del gesto artistico di Graziano Ferrari, volto alla ricerca interiore di un nuovo linguaggio espressivo, è l’autentica novità dell’evento che si avvale dell’autorevole cornice espositiva offerta dalla Galleria degli Artisti di Milano.
Graziano Ferrari
www.ferrarigraziano-arte.com/
Mail to: grazianoferrari.arte@gmail.com
Testo critico estratto dal catalogo della mostra
La poetica del divisionismo non-proiettivo di Graziano Ferrari
di Alberto Moioli
Studiando il percorso artistico di Graziano Ferrari mi son tornate in mente le parole dell’insigne filosofo statunitense Ralph Waldo Emerson (Boston, 1803 – Concord 1882) quando consigliava, dall’alto della sua saggezza, di “non andare dove il sentiero ti può portare; vai invece dove il sentiero non c’è ancora e lascia dietro di te una traccia”. Un pensiero forte che denota il desiderio di libertà e indipendenza che è alla base dell’espressione creativa di Ferrari. La sua storia artistica lo dimostra ampiamente, è palese infatti la capacità di indagare nuovi campi espressivi attraverso la sperimentazione dei materiali e dei supporti, attraverso il costante studio e attenzione verso quelli che possono essere considerati i nuovi codici del linguaggio creativo. Graziano Ferrari assume dunque un ruolo di rilevo in virtù della “traccia” che sta lasciando nel mondo dell’arte grazie ad un percorso creativo di tutto rispetto che denota una evidente maturità artistica. Le ultime opere del 2017 rappresentano dunque un passaggio fondamentale della carriera dell’artista, un momento espressivo in cui il “divisionismo non proiettivo”, movimento da lui creato, esplode in tutta la sua forza creativa.
La separazione del tratto pittorico, quella scomposizione della luce che richiama i dettami del divisionismo classico, ampiamente e sapientemente raccontati dal critico Vittore Grubicy de Dragon (Milano 1851 – 1920), sono elementi che Ferrari rielabora dentro di sè fino ad ottenere una dotta reinterpretazione che lui chiama “noi proiettiva”, una sintesi, come lui stesso ama affermare, tra Divisionismo e Arte Informale.
“Sono arrivato a questa sintesi alla fine di un percorso – dichiara l’artista – in cui la risoluzione di alcune contraddizioni formali si è rivelata quasi incoscientemente.”
Non c’è dunque quasi da sottolineare, in virtù di quanto detto, che il “divisionismo non proiettivo” è a tutti gli effetti un movimento veramente aperto ed elastico nell’accogliere esperienze e poetiche individuali fortemente diversificate nei contenuti ma uniti nell’espressione della forma e della tecnica. Ecco allora che a fronte della ricerca svolta sul linguaggio creativo di Graziano Ferrari non è difficile scorgere le cromie che riportano alle più belle pagine della storia dell’arte del primo novecento pur arricchite da una rinnovata sensibilità informale. Particolarmente intriganti sono i titoli che l’artista assegna alle sue opere, operazione che consente all’attento osservatore di cogliere sfaccettature suggerite dalla chiave di lettura didascalica.
Nella composizione delle sue tele, Ferrari non di rado parte da un’idea concretamente raffigurata per giungere alla forma astratta come un moderno Pavel Filonov (Mosca 1883 – San Pietroburgo 1941) alle prese con l’alfabeto espressivo delle Avanguardie. Opere aniconiche che approdano in una dimensione d’arte “non oggettiva” in cui l’artista lascia emergere la forma della propria anima, filtrandone emozioni e sentimenti attraverso la particolare tecnica delle brevi pennellate e l’uso sapiente del colore.
La poesia regna nelle opere di Graziano Ferrari e riflettono come un autentico autoritratto l’immagine di un uomo dall’animo buono, colto e particolarmente sensibile alle emozioni. La capacità di esprimere attraverso il linguaggio dell’arte, sentimenti e pensieri tanto profondi, appartiene ad un’innata propensione all’introspezione, alla ricerca di dettagli che risiedono nella profondità dell’anima di ognuno di noi, per questo motivo ogni incontro con le opere dell’artista è un’esperienza unica, coinvolgente ed emozionante.
“I poeti cercano l’ispirazione lontano, mentre essa è nel cuore” affermava il poeta francese Alphonse De Lamertine (Macon 1790 – Parigi 1869) nei suoi scritti ai primi dell’800, ed oggi è la stessa filosofia creativa di Graziano Ferrari, le sue opere, tutte, nascono prima di tutto proprio dal suo cuore.
Il percorso, la storia di Graziano Ferrari sono il valore aggiunto alle opere di oggi, perché possono poggiarsi su un’importante esperienza creativa, un ricco processo di sperimentazione di tecniche e materiali e su una costante ricerca e studi svolti tra mostre e confronti autorevoli.
Graziano Ferrari è anche Presidente dell’Enciclopedia d’Arte Italiana e protagonista di un nuovo progetto culturale in Calabria, capofila di un autorevole progetto di Città d’Arte a Olivadi.
CENNI BIOGRAFICIGraziano Ferrari nasce a Milano nel 1958. La sua predisposizione al disegno ed alla pittura si rivela precocemente, ma prima che possa divenire passione e che si trasformi in mestiere passeranno molti anni. La sua inquietudine interiore lo spinge ad una sperimentazione senza vincoli, spaziando in ogni direzione conduca l’estro del momento. I materiali sono i più vari e il suo orizzonte si allarga cimentandosi anche nella scultura. Nei primi anni ’80 inizia a frequentare gli studi di alcuni pittori dai quali ricava preziosi insegnamenti ed elementi tecnici che utilizza per integrare la sua ricerca. La prima esposizione (1981) lo introduce in un mondo sconosciuto e sostanzialmente diverso da quello idealizzato nelle fantasie della gioventù; le aspettative vengono deluse, ma in cambio ottiene la possibilità di confrontarsi con altri artisti che cercano la propria via. In questo periodo nascono dei sodalizi, alcuni dei quali durano fino ad oggi. Nell’88, in collaborazione con i pittori Pedotti e Giannantonio, fonda un gruppo che prende il nome di Europio proponendosi nelle intenzioni come una stazione di ricerca artistica (facendo riferimento a quegli avamposti scientifici che esplorano mondi nuovi). Questa esperienza apporterà un grande contributo alla definizione di uno stile personale tendente a forme sempre più astratte fino ad approdare all’informale. Nel 94, una volta sciolto il sodalizio artistico, riprende la serie di esposizioni che lo portano ad essere presente in molte gallerie nazionali ed internazionali.tra il 2009 e il 2010, una crescente insoddisfazione, lascito di vicende personali, manda in crisi il suo sistema artistico. Finché riparte dallo studio delle tecniche pittoriche del passato focalizzando l’attenzione sul divisionismo di Seurat e di Signac. Appunto dalla sinergia tra il Divisionismo e l’Informale nasce una nuova tendenza che lui chiama “divisionismo non proiettivo”. Nel 2014 viene nominato Presidente dell’Enciclopedia d’Arte Italiana, carica che conserva tuttora.
Alberto Moioli
Complimenti questo blog è molto interessante
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Grazie davvero di cuore.
a presto,
Alberto Moioli
p.s. se vuoi mi puoi seguire anche su http://www.albertomoioli.it
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