Jacopo Ghislanzoni è un giovane artista la cui espressione pittorica ha attirato la mia attenzione in virtù di una spiccata sensibilità creativa e di un’energia pura, sprigionata da un percorso improntato sulla sua costante ricerca e sperimentazione.

L’ambito nel quale Jacopo si esprime è quello della pop art, interpretata attraverso uno stile molto particolare la cui unicitĂ risiede nella capacitĂ di indagine molto profonda, dalla quale emergono espressioni oniriche e surrealiste. Così come accadde negli anni ’50 con leÂ
“Little Statues of Precarious Life” del celebre Jean Dubuffet , anche nello studio delle opere di Jacopo, siamo di fronte a domande che interrogano il nostro senso di percezione emotiva.
E’ così che l’osservazione attenta di tali dipinti risulta essere un’esperienza sensoriale che ci riporta nel mondo dei sogni e delle immagini che nascono spontaneamente nell’intimo subconscio. L’onda lunga della pop art nella storia dell’arte, a partire dalle impronte lasciate dai cinque mostri sacri di NewYork; Andy Wahrol , Roy Lichtenstein , Tom Wesselman , James Rosenquist e Cleas Oldenburg , è stata talmente dirompente da essere tutt’ora presente e viva nell’esperienza creativa di molti nuovi interpreti contemporanei. Jacopo Ghislanzoni in questo contesto riesce però a distinguersi offrendo al pubblico più attento le sue nuove visioni, come sogni improvvisi, azioni non controllabili che appaiono dal subconscio, frutto di esperienze personali vissute e rimescolate con la realtà .
La forza espressiva dell’artista consiste nella capacità di estrarre dal profondo della sua anima un’emozione, cogliendo l’attimo in cui l’immagine si forma dentro di sé e trasferirla sulla tela, riportando la magia del momento, la poesia di un attimo, a volte di enigmatica interpretazione e altre arricchite di evidenti richiami ad elementi reali e concreti. Non è un caso se ho parlato di “estrazione”. “… nel sogno le difese coscienti si abbassano e questo rende i pensieri vulnerabili al furto; si chiama estrazione.” Recitava nel 2010 Leonardo di Caprio nel celebre film Inception interpretando il ruolo di Dominic “Dom” Cobb , una storia molto interessante scritta da Christopher Nolan, in cui tra i protagonisti figura il “totem”, una piccola “trottola” di legno che nel mondo dei sogni gira all’infinito infrangendo ogni legge della fisica, così mi piace pensare all’oggetto in movimento mentre si entra mentalmente in sintonia con le opere di Jacopo Ghislanzoni.
Le opere dunque sono interessanti perché riescono a ritagliarsi uno spazio autoctono e autorevole, oscillando sapientemente tra un’espressione pop ad un’interpretazione surreale del mondo dei sogni e dei cartoon. I forti contrasti che appaiono in tutte le opere di Jacopo appartengono alla forte personalità espressiva dell’artista. Le decise tonalità cromatiche, che in certi casi ricordano le esperienze dell’espressionismo kirchneriano , appartengono ad uno stile che sempre più identifica il gesto creativo di Jacopo. La ricerca e la sperimentazione che coinvolgono da sempre il percorso espressivo dell’artista fanno parte anche al mondo dei materiali dai quali spicca l’utilizzo del legno.
Le opere esposte sono realizzate con colori acrilici sulla superficie di legno, la cui filosofia d’utilizzo consente un’ulteriore riflessione rivolta alla parte più “viva” dell’opera. Il dipinto vive grazie ad un senso del ritmo che l’artista riesce a donare all’opera sia grazie alla composizione cromatica e strutturale sia per l’impiego di un materiale come il legno, particolarmente vivo e presente con il suo spirito primordiale.
“ …. Dobbiamo vivere di nuovo con il legno, riscoprirlo, rispettarlo, a partire dal suo spirito, senza imitare vecchie forme, che non ci esprimono più” affermava il fondatore della Bauhaus , Walter Gropius. Jacopo Ghislanzoni riesce dunque ad esprimere la propria forza creativa attraverso un linguaggio nuovo e ricercato all’interno di sé stesso, unendo le esperienze espressive che emergono dalle più belle pagine della storia dell’arte, fino ad esprimere un personale gesto artistico che si caratterizza anche nell’uso della tecnica dripping attraverso la quale finalizza le opere unendole tra loro in un azione che è molto più che un semplice fil rouge.
Jacopo, dipinge, ricerca, studia e sperimenta ma soprattutto lascia fluire un’energia che in alcuni casi la si può definire “esplosiva”, un autentico vulcano di creatività e idee che nascono e si concretizzano spesso anche al di fuori delle cornici dei suoi quadri, ma questa è una storia ancora tutta da raccontare e scoprire. Continuiamo dunque ad osservare con attenzione le opere di Jacopo, lasciandoci coinvolgere e travolgere dai colori e dalla storie in esse contenute, ma sempre con particolare attenzione sulla “trottola”, perché quando smetterà di ruotare, torneremo alla realtà e i quadri di Jacopo resteranno li ad aspettarci per un’altra avventura entusiasmante.