POESIA E METAMORFOSI DELLA LUCE mostra fotografica di Enza De Paolis, a cura di Alberto Moioli.
Si è svolta in una cornice d’eccezione la mostra della fotografa De Paolis, il Museo d’Arte e Scienza di Milano, all’interno del quale sono state esposte quasi trenta opere nelle sale dedicate alle mostre temporanee.
Il pubblico intervenuto è stato accolto nell’affascinante Sala degli Arazzi dove si è svolta l’inaugurazione con gli interventi dell’artista e del Presidente dell’Enciclopedia d’Arte Italiana Graziano Ferrari.
Io ho avuto il piacere di raccontare l’esegesi della mostra ed il percorso creativo ed espressivo dell’artista offrendo una chiave di lettura personale dell’esposizione spaziando dalla fotografia alla pittura fino a soffermarmi piacevolmente sull’opera dedicata a Ophelia per la quale ho scelto di leggere, non recitare, un celebre passaggio del capolavoro shakespeariano. E’ Gertrude che comunica a Laerte la morte di Ophelia.
“C’è un salice che cresce di traverso a un ruscello e specchia le sue foglie nella vitrea corrente; qui ella venne, il capo adorno di strane ghirlande di ranuncoli, ortiche, margherite e di quei lunghi fiori color porpora che i licenziosi poeti bucolici designano con più corrivo nome ma che le nostre ritrose fanciulle chiaman “dita di morto”; ella lassù, mentre si arrampicava per appendere l’erboree sue ghirlande ai rami penduli, un ramo, invidioso, s’è spezzato e gli erbosi trofei ed ella stessa sono caduti nel piangente fiume.

Le sue vesti, gonfiandosi sull’acqua, l’han sostenuta per un poco a galla, nel mentre ch’ella, come una sirena,
cantava spunti d’antiche canzoni, come incosciente della sua sciagura o come una creatura d’altro regno e familiare con quell’elemento.
Ma non per molto, perché le sue vesti appesantite dall’acqua assorbita, trascinaron la misera dal letto del suo canto a una fangosa morte. »
Ed è qui che mi piace pensare che Enza De Paolis abbia scattato una delle fotografie più delicate, l’attimo in cui il corpo affonda lasciando a pelo d’acqua l’anima innamorata di Ophelia assorbita dalla natura e dalla poesia di
un luogo incantato dove il tempo si ferma per davvero e per sempre, come per la vita e come nell’atto fotografico.
Alberto Moioli
